Potrebbero prepararti un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico fatto a regola d’arte e invece ti costringono alla zuppetta di mais con la quenelle di filadelfia. Ovviamente, hanno chi li aiuta. I seguaci della cucina falso-fashion sono improvvisatori orgogliosamente ignoranti delle basi della cucina, indottrinati dai media che insegnano ricette inconsistenti, pasticciate e realizzabili velocemente con prodotti industriali malamente assemblati. Per fortuna molte di queste ricette sono individuabili fin dal nome. A chi volesse difendersi, ricordo che sono a rischio quelle che contengono nel titolo i seguenti aggettivi: sfizioso, stuzzicante, goloso, delizioso, gustoso, fantasioso, insolito, colorato, aromatico, veloce, sprint. E le locuzioni “al profumo di…”, “all’aroma di…”, “a modo mio”, “come piace a me”, “della nonna”. Parole e frasi autocelebrative e autoreferenziali che, stringi stringi, dal punto di vista gastronomico non significano niente. Chi invece volesse diventare un cuciniere falso-fashion in quattro e quattr’otto, sa come fare.
Come imparare a cucinare male
Settembre 26, 2014 | 0 commenti