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Eutanasia della rucola

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Rucola

Negli anni 70 non la conosceva nessuno. Nel giro di dieci anni è diventata un’infestante terribile. E oggi? C’è chi dice: “ancora la rucola …” giusto per prenderne le distanze ma la cosa finisce lì perché poi la mangia senza problemi. C’è chi fa una smorfia di disgusto e la rifiuta con decisione, anche se di suo la poveretta non merita certo un simile trattamento.  E c’è infine chi la offre e la chiede impunemente. Come se niente fosse, come se chiederla o rifiutarla non lo etichettasse come retrò, nostalgico, antico.

La colpa, ovviamente, è nostra. La povera rucola (Eruca vesicaria), di suo, è una povera crista senza tante colpe ma con tante buone qualità oltre il sapore. Favorisce la digestione, è diuretica, carminativa (impedisce la permanenza di gas nell’intestino), contiene potassio, ferro, calcio e fosforo. Insomma, non merita di essere fatta fuori. Né lei, né la rucola selvatica (Diplotaxis tenuifolia) pianta dal sapore simile ma di un’altra specie.

Che fare dunque? Sottoporla a eutanasia o cercare di salvarla? Ma sì, salviamola. In fondo, se lo merita. Basta che smettiamo di metterla sulla pizza, sotto la bresaola (altro alimento a rischio di inflazione), dentro i tramezzini, nel risotto e nel mortaio per pestarla. Mettiamola solo nell’insalata e sarà salvata.

 

 

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