Sovraesposto e mediatizzato, il grande cuoco contemporaneo è ormai più un maître à penser che un signore dei fornelli. Scrive libri, rilascia interviste, è richiesto della sua opinione su qualsiasi argomento, frequenta gli studi televisivi molto più del mercato del pesce, imperversa sulla stampa di settore e generalista spingendosi fino alle pagine del gossip.

Lui è diventato un totem, i suoi piatti oggetto totemico. Non importa cosa e come si mangi, non importa se quei piatti “firmati” da lui li cucina qualcun altro. Importa che si mangi nel suo ristorante. Per poter dire “Io ci sono stato!“, per raccontare agli altri “l’esperienza”, per suscitare invidia, per sentirsi iniziati e introdotti, per apparire agli occhi di chi ascolta un attivista dell’alta cucina, uno che naviga all’interno dello chef-star-system. Non ce l’ho con ristorante stellato,  ma ci tornerò quando anche lo chef tornerà in cucina.