In Italia, paese di gran signori, sono pochi i ristoranti che espongono al loro esterno il menu con i prezzi dei singoli piatti. Specialmente se sono di livello medio-alto.Nell’Informocene, l’attuale era informatica, comunichiamo e siamo informati su tutto: so alla perfezione che una tipa che non ho mai conosciuto di persona ha finalmente vinto la sua guerra contro la stitichezza, che un altro tipo, anche lui mai visto, ha sorpreso il figlio adolescente in un momento di autoerotismo e che mia cugina Teresa ha una nuova relazione con un ennesimo amore che durerà tutta la vita.
Ma non so quanto pagherò a cena. I ristoranti non me lo comunicano anche sarebbe sufficiente la tecnologia minimal di un foglio di carta e una penna. Fanno eccezione le città turistiche, proprio perché gli stranieri sono abituati a verificare il prezzo del pasto prima di entrare nel locale e difficilmente vi si avventurano senza avere un’idea del conto che pagheranno. D’altro canto, questi ristoranti così solleciti nell’informazione sono gli stessi che noi italiani evitiamo perché giudicati acchiappa-turisti. Ci basta leggere la traduzione in inglese del titolo di un piatto a farci scappare a gambe levate.
A volte il menu manca anche all’interno, sostituito dalla sua recita “a voce” fatta dal cameriere che, naturalmente, evita di dirci il prezzo delle portate. Invece, guarda un po’, noi siamo tipi che vogliono capire quanto si spende in un ristorante prima di entrarci. Siamo fatti male noi o le regole sulla trasparenza dei prezzi?