Martino Ragusa, il Blog

Ricette di cucina, cultura gastronomica e divagazioni

E tu, ti affidi a Tripadvisor?

| 0 commenti

Il cliente-tipo di oggi è talmente diverso da quello di una decina di anni fa da sembrare geneticamente modificato. La causa della metamorfosi è la cibomania, la passione – ossessione per il cibo diffusa in tutto il mondo a cominciare dai primi anni del secolo.
Secondo gli esperti dei fenomeni di massa, la cibomania ha sostituito l’erosmania, con la differenza che è ancora più virale perché è trasversale e colpisce tutti: maschi e femmine, poco scolarizzati e plurilaureati, ricchi e poveri e, come dimostra Master Chef Junior, persino i bambini molti dei quali dichiarano che da grandi faranno lo chef anziché il pompiere o la suora.

La cibomania ha diviso i cuochi in due categorie: le star (della tv, della rete) e quelli rimasti in cucina a subire l’incursione dei cibomaniaci ammaestrati dai loro colleghi mediatici.
Ormai sono molti quelli che entrano nel loro ristorante tavolo non per mangiare e basta ma per “fare un’esperienza gastronomica” (la dining experience degli anglosassoni), “per vivere un’emozione” (lo raccomandano in tv fino alla nausea), e per giudicare, documentare e diffondere la loro esperienza emotiva. La foto che prima di mangiare faranno al  piatto non è solo un gesto rituale come una volta il segno della croce, è un importante documento e sarà diffusa su instagram, facebook e twitter. Su tripadvisor e sul blog personale, invece, andrà la recensione.

Da qui,  un dato di fatto: le recensioni a disposizione del pubblico sono di due tipi, le professionali, scritte dai giornalisti gastronomici, le spontanee, postate in rete da chiunque vada a mangiare fuori, perciò ho fatto una piccola ricerca sull’attendibilità dei giudizi amatoriali on line. Per carità, niente di scientifico. Ho semplicemente scelto un campione di ristoranti che conosco bene e ho confrontato il giudizio che mi sono formato lungo più visite con quello che ho letto sul mio computer. Premetto che non nutro alcun pregiudizio verso le recensioni fai da te e che ritengo la libertà di espressione un diritto inalienabile dell’individuo oltre che termometro della democrazia. Ciò premesso, devo dire che a fronte di una troppo piccola minoranza di recensioni veramente utili e ben scritte, devo riferire di una maggioranza di giudizi fuorvianti, sia positivi che i negativi. Ho anche trovato molto fastidioso imbattermi in spiritosaggini offensive, tentativi malriusciti emulare lo stile ironico di alcuni critici gastronomici particolarmente sagaci. E ugualmente fastidiose ho trovato le ovazioni, spesso chiare sviolinature o talmente spropositate da apparire poco disinteressate.

La conclusione è che, in media, il recensore non professionista è poco attendibile. Le cause principali sono: scarsa competenza gastronomica, poca obiettività, carente visione d’insieme, presunzione, eccessiva animosità ed esagerato entusiasmo entrambi ingiustificati.
Il recensore fai-da-te è concentrato soprattutto sulle sue personali aspettative che assume come universali ed esprime la sua valutazione finale in base alla loro soddisfazione. Il giudizio è sempre espresso con un tono fortemente assertivo. Insomma, mostra di credere talmente in quello che dice da indurre il lettore a prendere per oro colato affermazioni che poi non reggeranno alla prova dei fatti.

C’è chi consiglia un ristorante perché ha le candele colorate e non menziona le numerose pecche del cibo. Chi è stato influenzato dalla quantità delle porzioni, chi è ben impressionato dal prezzo basso senza accorgersi di quanto sia adeguato alla bassa qualità, chi è affasciato dalle affabulazioni di un oste che in realtà so essere invadente e anche un po’ imbonitore e chi si lamenta per avere aspettato venti minuti per un piatto di pasta preparato espresso. C’è chi si spertica in lodi per la cremosità di un risotto tirato con la panna e chi osanna un ragù che poi ho constatato essere sapido di dado. Anche l’italiano, a volte è poco oggettivo. Su tripadvisor sono stato colpito dal titolo “PREZZI VERAMENTE INIQUI” scritto così, in tutte maiuscole. Leggo la recensione. L’utente M. Carmela è entusiasta di un ristorante che conosco benissimo. Tranne che per quella frase così dissonante. O si tratta di un inaspettato neo che, visto il contesto, avrebbe meritato un minimo di argomentazione, oppure “iniqui” è il modo personalissimo di M. Carmela di dire “equi”. Considerato che so quanto s spende, M. Carmela voleva dire “EQUIi”.

Il consiglio finale è: prendete queste recensioni con le pinze  perché sono mine vaganti. Date loro il giusto perso, positive o negative che siano, e ricordate la vetrofania sulla porte di un ristorante con scritto “n.1 su tripadvisor” è una certificazione conferita da un sistema molto imperfetto che va preso per quello che è.

.

 

 

 

 

 

Lascia un commento

I campi obbligatori sono contrassegnati con *.