Uscendo di casa, la mamma disse a Giufà: “Va’ nell’orto, raccogli due fagioli e mettili a cuocere”. Giufà andò nell’orto, raccolse due fagioli di numero e li mise a cuocere.
Giufà è il protagoniste di molte favole siciliane incapace di decodificare le metafore o forse capace ma dispettoso. In ogni caso, mette a cuocere due soli fagioli e se la mamma gli dice che quando esce di casa deve tirarsi dietro la porta, lui la schioda dal telaio e se la porta in giro sulle spalle.
Il chilometro zero è come i fagioli di Giufà. È una metafora che ci ricorda di dare la preferenza ai prodotti del territorio ma che non ci vieta di nutrirci dei prodotti di territori lontani che il nostro territorio non produce. Una cucina integralista a Km Zero non può e non deve esistere. Perché mai, io, che vivo in Sicilia, dovrei privarmi del Parmigiano Reggiano? E perché mai un valdostano dovrebbe rinunciare all’olio extravergine d’oliva e usare solo burro? Perché dovrebbe sacrificare le sue arterie al principio del localismo estremo?
Non solo il parmigiano. A me, siciliano, piace il Chianti e il gorgonzola, il riso vialone nano e la pasta di Gragnano, lo speck, il San Daniele e la bresaola, il panforte e i canestrelli… dovrei rinunciarci perché dove vivo io non vengin prodotti? Non ci penso neppure. Eppure mi sento di aderire al principio del km zero, solo che decodifico la metafora.
Consumo olio italiano e non straniero a basso prezzo. Se compro il concentrato in tubetto, mi sincero che non sia fatto con pomodori cinesi. Se devo comprare la lattuga, cerco quella che si produce dalle mie parti, cerco di fare lo stesso con i cavolfiori, le melanzane e i peperoni. Ma se ho voglia di radicchio rosso, compro quello di Treviso. Se mi punge vaghezza della cipolla di Tropea, la prendo anche se cresce al di là dello Stretto e anche se a due passi da casa mia si produce la Chiattuna Partanna. Un giorni mangio l’una e un giorno l’altra altra a seconda di cosa preparo e di cosa ho voglia. L’importante è che no siano cipolle Australiane (non è una battuta).
Non acquisto prodotti fuori stagione provenienti dall’altra parte del mondo ma acquisto il Camembert francese quelle due volte all’anno che me ne viene voglia. E sono felicissimo se i tedeschi mangiano le arance di Ribera prodotte dai miei concittadini. Perché i tedeschi le arance locali non le hanno.
Tutto questo, per me, è Km Zero interpretato.