Martino Ragusa, il Blog

Ricette di cucina, cultura gastronomica e divagazioni

La buona, irraggiungibile cucina della nonna…Ma siamo sicuri che sia la migliore?

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Genuina e consolatoria, capace di nutrire la mente prima ancora del corpo. E’ la Cucina della Nonna, invocata evocata da tanti libri, blog, spot eccetera eccetera… Ma c’è un però. La nostalgia non è puro esercizio mnemonico e ricordare con tenerezza struggente le tagliatelle della nonna non è come rivisitare le tabelline. Al puro ricordo, la nostalgia unisce il sempre mito con il suo costante bagaglio di bugie. Bianche, per carità, ma pur sempre menzogne.
Come quella che vuole la cucina della nonna più sana. Ma siamo sicuri che lo strutto del suo ragù sia più sano dell’extravergine di oliva che usiamo oggi? Per non parlare dei livelli di igiene, dei controlli di legge sui generi alimentari una volta inesistenti e della sua carenza dal punto di vista nutrizionale.
Oltre le bugie ci sono le omissioni: la memoria nostalgica resuscita le tagliatelle fatte a mano ma tralascia le minestre annacquate, la pasta scotta, le verdure grigie e mollicce, i dolci stucchevoli, i salumi sempre un po’ rancidini, i formaggi sempre un po’ sudati. Era questa lo standard della cucina popolare fino alla metà del secolo scorso. Le tagliatelle di Nonna Pina, o cosa per esse, c’erano, nessuno le nega, ma solo la domenica e nelle grandi occasioni. E più o meno erano sempre gli stessi piatti. Perché la cucina della nonna era terribilmente monotona, fatta di quelle quattro ricette imparate dalla mamma. I libri di cucina erano pochissimi e destinati all’esigua minoranza dalle signorine dall’alta borghesia in su, le sole che ricevessero come dono di nozze “Il Talismano della Felicità”.
In tutto questo, nessuno vuole togliere valore alla tradizione gastronomica italiana, ma va ricordato che è stata fortemente attualizzata, ripulita e ibridata prendendo il meglio tra nord, centro e sud.
Infine, una considerazione sui nostalgici più maturi che rimpiangono i buoni sapori di una volta, così vivi e intensi: anche le loro papille gustative non sono più quelle di una volta.

 

 

 

 

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