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L’ospite sparagnino

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L’ospite sparagnino ti invita solo in caso di bisogno assoluto. Per esempio il terrore che tu non lo inviti più perché lui non ricambia.
In fondo, ce la mette tutta. Per uno che ha sempre il frigo vuoto, mettere insieme una cena è un prodigio tutt’altro che ordinario. Non ci sarebbero problemi se il pasto fosse ispirato da un’autentica, dignitosa povertà. Basta un piatto di pasta con il pomodoro e uno di tonno fagioli e cipolla per mettere insieme una cena povera e buona. Ma l’ospite sparagnino non è povero, lo dimostrano il suo lavoro, la sua casa ricca di quadri e mobili ereditati. Insomma, è questione di “vorrei ma non posso” ma di “vorrei ma non voglio”!

La cena è pretenziosa e spesso ineccepibile sulla carta, ma realizzata con materie prime di minima qualità e spesso scadute, il che rende anche pericoloso accettare l’invito.

Qualche esempio della cucina dell’ospite sparagnino? Uso di ritagli di salmone, ragù e ripieni vari fatti con carni tritate e formaggi di origine sospetta, zuppe frullate con il minipimer con dentro l’ira di dio, verdure ignote gratinate sotto una coltre di besciamella del discount e così via. Il vino è in cartone ma travasato nel decanter.

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