In tempi di cucina competitiva, nessuno mi invita più a cena per paura di un mio giudizio negativo. Oggi non è più come una volta, quando la gara a chi faceva il ragù migliore era questione di massaie. Allora i duelli si tenevano tra suocera e nuora, consuocere, migliori amiche e peggiori cognate. Oggi il conflitto è generalizzato: tutti contro tutti con i gli uomini in prima linea. Ovvia la responsabilità dei talent show culinari che, come sappiamo bene, non vanno tanto per il sottile quando si tratta di esprimere giudizi, trasformando quella che una volta era un’elegante sfida in punta di fioretto in brutali scontri a colpi di mannaia. La frase di Carlo Cracco “Fa cagare” è divenuta uno stilema emblematico della critica gastronomica prêt-à-porter. E tutti la temono. No, amiche e amici miei, io non la pronuncerò mai assaggiando un vostro piatto. Non lo penserò neppure, anche se non mi piacerà. Un piatto preparato con le proprie mani e non acquistato in rosticceria è sempre un gesto gentile e un atto d’amore. Che può riuscire più o meno bene ma non farà mai cagare. Mai.
Nessuno mi invita più a cena. Eppure non dico mai “fa cagare” come fa Cracco
Settembre 22, 2014 | 0 commenti