In ogni ristorante ci sono due o tre tavolini invariabilmente collocati in tre posizioni:
Accanto alla porta d’ingresso sulla traiettoria degli spifferi e dell’andirivieni della clientela.
Accanto alla toilette.
Accanto alla cucina sulla traiettoria del traffico dei camerieri e a tiro di odori e rumori.
Sono i luoghi di espiazione per chi commette il peccato di presentarsi da solo alla porta di un ristorante. Peccato veniale se è mezzogiorno, mortale se di sera. Alla tortura del tavolo-gogna va aggiunto il supplemento di pena dato dallo sguardo tra l’infastidito e il pietoso del cameriere che chiede: “E’ solo”? Solamente due le parole udibili, le altre due “povero sfigato” sono chiaramente leggibili negli occhi di chi accoglie il single.
Durante il pasto le penalizzazioni continuano con piatti “minimo per due”, vino proposto solo in bottiglie grandi, servizio rallentato. Anche se stemperato da rari sorrisi di circostanza, questo atteggiamento rimane poco garbato e fortemente irritante. Ma è anche autolesivo per il ristoratore incurante del fatto che i single sono spesso dei “bon vivant”, grandi frequentatori di ristoranti, animatori di numerose brigate di amici e intenditori molto ascoltati, pronti a consigliare a famiglie e famiglione il posto giusto dove andare e che non sarà mai quello dove sono stati trattati da “single sfigati”.
So che non ci crederete, ma anche questo è un fenomeno tutto italiano. Non succede così a Parigi, né a Londra, né a Marrakech e né a New York.
Un altro bel primato del nostro sistema-ristorazione.