I tentacoli delle mafie sono di un’abilità magistrale. Riescono a infiltrarsi ovunque e a rendere problematici anche gli acquisti più innocenti.
Droga? Quello lo sappiamo già. Il fatto è che oggi le mafie spacciano anche carne, verdura, pesce, caffè, latte, frutta, acque minerali, mozzarelle, vino, olio e altri generi alimentari di prima e seconda necessità. Tutti cibi di provenienza illegale, ovviamente, utili a riciclare il denaro sporco delle mafie con quello pulitissimo dell’innocente consumatore che va a fare la spesa dal fruttivendolo trasformato in pusher, finanziando così le grandi associazioni a delinquere che infestano il nostro paese.
Il paniere alimentare delle mafie contiene le verdure coltivate in terreni pieni di rifiuti tossici, derrate trasportate nei Tir assieme a droga e armi, cibi contraffatti e sofisticati, prodotti agricoli ottenuti con lavoro nero e frodi sui finanziamenti pubblici italiani ed europei, carni provenienti dall’abigeato e dalla macellazione clandestina. Il tutto per un volume d’affari superiore a una manovra finanziaria: 14 miliardi nel 2013, ed è pure in crescita, con 100 milioni in più rispetto al 2011. Volendo ancora dare numeri, il valore complessivo delle agromafie sul territorio nazionale è di 50 miliardi con 4 regioni coinvolte: Lazio, Calabria, Campania e Sicilia. Ma il fenomeno è in espansione. Secondo un dossier di “Libera Informazione”, la mafia è già presente in Emilia Romagna dove è implicata con la produzione e spaccio di falsi dei tre prodotti simbolo della regione: Prosciutto di Parma, Parmigiano Reggiano e Aceto Balsamico di Modena.
La società civile ha abbassato la guardia. Oggi è sempre più indifesa e a rischio di contaminazione soprattutto a causa della disoccupazione provocata dalla crisi economica. A lanciare l’allarme è Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, che ha realizzato uno studio in collaborazione con l’Istituto Ixè. I risultati danno due dati agghiaccianti: 60 % dei disoccupati accetterebbe di lavorare in azienda gestita dalle mafie, mentre il 67% di loro è convinto che in fondo la mafia crei occupazione.
Un anticorpo efficace, ora più che mai bisognoso di sostegno, è Libera Terra, costola di Libera, l’associazione creata da don Ciotti per combattere tutte le mafie.
In Libera Terra confluiscono nove cooperative che gestiscono centinaia di ettari di terreni sottratti alle mafie assieme ad aziende e varie risorse produttive. Le cooperative operano Sicilia, Puglia, Calabria e Campania e agiscono nel massimo rispetto della legalità e della qualità di vita delle persone che vi lavorano. Producono biologicamente legumi, olio d’oliva extravergine, miele, conserve dolci e salate, mozzarella di bufala, il limoncello e tanto altri prodotti tipici di questi territori.
Le botteghe di Libera Terra sono queste
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